“Nell’ultimo periodo e, più precisamente da quando è stato pubblicato il decreto dignità, ho potuto toccare con mano la tensione dei clienti, che seguo con la mia società di consulenza, che hanno partecipato al bando di gara per il rinnovo/rilascio delle concessioni on-line” – esordisce così Salvatore Vullo, titolare della Kogem Group in una intervista rilasciata ad Agimeg – “E’ infatti trascorso più di un anno dalla chiusura del bando ma, ad oggi, mi risulta che nessuna “nuova” società abbia sottoscritto il disciplinare.  E’ palese che la originaria tempistica stimata da ADM per concludere l’iter di aggiudicazione delle nuove concessioni online “ovviamente” sia già slittata, circostanza desumibile dalla richiesta di proroga delle garanzie provvisorie. Il campo, inoltre, non risulta sgombro da diversi interrogativi. Ci sono infatti svariate richieste di chiarimenti inviate ad ADM per comprendere come dovrà avvenire l’adeguamento del testo oggetto della garanzia per tutti quei soggetti che in passato hanno optato per il deposito vincolato a copertura degli obblighi della concessione. Altri clienti della Kogem – spiega Vullo – hanno inoltrato delle pec per comprendere come debba avvenire il rilascio del certificato ANAC, altri ancora hanno ricevuto dall’Amministrazione una comunicazione ufficiale nella quale è riportato a chiare lettere il superamento del primo step del bando e, quindi, implicitamente la conferma di essere in possesso dei requisiti e la fissazione del limite temporale di 60 gg lavorativi per l’invio della documentazione prevista dalle lettere da A a L dall’art. 14.2, la cui verifica da parte dell’Amministrazione determinerà la condizione per la prosecuzione dell’iter, in quanto solo dopo tale valutazione (positiva) le società verranno convocate  per la sottoscrizione delle concessioni.  E’ certo che, ad oggi, sia impossibile definire il termine ultimo per la sottoscrizione del disciplinare. Le nuove società auspicano che l’Amministrazione riesca a risolvere tutte le problematiche connesse al nuovo bando in tempi brevi al fine di evitare magari che a settembre si debba procedere con l’ennesima proroga delle fidejussioni provvisorie, già prorogate.  Va anche ricordato che entro settembre 2019 dovrà essere collaudato il nuovo protocollo PSQF 4.0 e, quindi, l’ufficio GAD potrebbe ritrovarsi con una mole di lavoro non indifferente, dovendo espletare un numero di collaudi e verifiche funzionali spropositate che potrebbe creare una sorta di imbuto e, pertanto, determinare altre lungaggini che non dipenderebbero ovviamente da ADM ma dalla gestione di centinaia di richieste che, per ovvi motivi, non potranno essere espletate celermente”.
Insomma un 2019 ancora burocraticamente molto complicato?
“Con il gruppo con cui collaboro abbiamo avviato una serie di procedure interne per permettere alle società che seguiamo di ottimizzare le tempistiche per la messa on-line che avverrà ovviamente dopo la firma del disciplinare, in modo da recuperare in parte lo slittamento del rilascio delle nuove concessioni già in corso. Non mancano, tuttavia, altre problematiche da chiarire; in questo periodo, infatti, oltre al bando on-line siamo in attesa di comprendere come si svilupperà la questione bando terrestre e la gestione futura dei PVR. Per quanto concerne la questione del bando terrestre in questi giorni abbiamo visionato il parere del Consiglio di Stato che ovviamente “consiglia” al MEF di meglio chiarire alcuni aspetti stante il conflitto tra il diritto dei potenziali concessionari aggiudicatari di allocare i propri diritti e la querelle relativa “alla tendenza degli enti locali ad introdurre in via amministrativa limiti di concentrazione e limiti distanziali da aree sensibili”, con possibile grave pregiudizio per chi, avendo superato il bando, si trovi nella impossibilità di collocare i propri punti vendita o di concentrarli tutti nelle stesse aree. Tali perplessità erano già note al nostro gruppo, in quanto ogni qual volta veniamo contattati da concessionari che ci manifestavano la loro futura volontà nel voler partecipare al bando delle scommesse terresti, non potevamo non cogliere la loro consapevolezza che la questione del distanziometro deve essere chiarita e ben delineata prima di partecipare ad un eventuale bando. Non sono mancate – evidenzia il titolare della Kogem – lagnanze di clienti che hanno chiesto assistenza allo studio legale Lo Presti, partner della Kogem, per impugnare il paventato diniego del rilascio della licenza ex tulps 88 di alcune Questure che, pur in assenza di leggi e regolamenti relativi al distanziometro, applicando analogicamente disposizioni di altre regioni dove è stato disciplinato ed attuato il distanziometro,  non hanno ancora rilasciato la licenza predetta. E’ lapalissiano che i clienti che assisto si pongono diversi quesiti, da come dovrebbero essere allocati i “diritti” tra dinieghi della licenza ex art. 88 Tulps, applicazione del distanziometro e soprattutto se, in caso di nuovo bando, tutti i soggetti partecipanti saranno parimenti tutelati e godranno di pari libertà.
C’è anche aperta la faccenda PVR. “Altra questione è quella dei tanto controversi PVR, oggetto di particolare attenzione da parte di ADM e delle Procure che a seguito di recenti incontri hanno deciso di intensificare i controlli sul territorio al fine di accertare eventuali ipotesi di intermediazione. Siamo in attesa che vengano pubblicate le linee guida che ci si auspica chiariranno in modo definitivo la natura dei PVR e l’attività che presso gli stessi si potrà espletare tenuto conto che molti di essi sono anche internet point, e interverranno anche sull’annosa questione dei  voucher che a quanto pare, verranno definitivamente eliminati al fine di evitare implicite forme di intermediazione all’interno dei punti di ricarica. Negli anni il numero dei PVR è cresciuto in modo esponenziale sul territorio Italiano e non sono mancate le contestazioni al loro operato, tanto più in presenza del divario esistente tra l’interpretazione rigorosa delle leggi effettuata dal personale di ADM e dalla P.G. e le pronunce della Giurisprudenza di merito e di legittimità che, nella gran parte dei casi hanno assolto i titolari dei PVR, internet point, anche in presenza di coupon di giocate o di giocatori sorpresi a giocare, ogni qual volta si è potuto accertare che il titolare dell’esercizio commerciale non abbia svolto alcuna attività di intermediazione e che il giocatore, utilizzando il proprio conto di gioco, dopo essersi loggato con le proprie credenziali, abbia effettuato le giocate in piena autonomia senza alcuna frapposizione tra l’utente ed il concessionario e l’uso del computer presso l’internet point avveniva da parte dell’avventore, come si fosse trattato del computer personale, pronunce con le quali si è eliminato di fatto e di diritto il divieto imposto dalla legge Balduzzi.
I concessionari sono anche in trepidazione per la pubblicazione delle linee guida sul divieto di pubblicità . “Infine, sul decreto dignità non posso far altro che aggiungermi al coro di tutti coloro che hanno cercato di far comprendere al nuovo governo le problematiche che si determineranno dall’applicazione del divieto di pubblicità. Appare inutile evidenziare che le disposizioni riportate dal decreto pregiudicheranno soprattutto i nuovi concessionari impediti nella possibilità di investire sul marketing per far conoscere il più possibile il proprio brand che, va ribadito, è associato al logo dell’Amministrazione che disciplina il gioco in Italia e soprattutto tutela i giocatori. Dopo aver preso atto di quanto riportato nel decreto, a mi parere, appare scontato che con questa mossa, il governo riporterà in auge il gioco illegale che pur non pubblicizzando la propria offerta in Tv, negli stadi, sui giornali, ma utilizzando canali di dubbia legalità e reti commerciali ramificate sul territorio, nel 2018 ha raggiunto una raccolta di svariati miliardi di euro. Oggi mi domando perché si stia facendo di tutto per colpire il gioco LEGALE dopo anni di duro lavoro, anche delle Forze dell’Ordine, finalizzato a ricondurlo entro rigorosi crismi di liceità, ovviamente per una sempre più pregnante Tutela dei giocatori. Negli anni passati ADM ha profuso un notevole impegno finalizzato ad apportare una serie di modifiche ai protocolli e alle linee guida dei concessionari Autorizzati, in modo da tutelare sempre più i giocatori attraverso filtri, limiti di gioco, autolimitazione, riconoscimento del giocatore, l’introduzione degli enti certificatori e la mole di collaudi e verifiche funzionali effettuati dagli stessi Monopoli prima di rilasciare titoli autorizzatori per effettuare la raccolta di gioco. Ancor più mi chiedo chi ha valutato determinate scelte che non permetteranno più di pubblicizzare Il Portale di un Concessionario autorizzato, associato ai Loghi di ADM sinonimo di Legalità e garanzia per il giocatore; sicuramente tali scelte NON sono state previamente valutate da addetti ai lavori che avrebbero con assoluta certezza evitato errori di tal fatta che presto saranno evidenziati da statistiche che non potranno che confermare un aumento della Ludopatia nel nostro paese. E ancora è indispensabile chiedersi, cosa cambierà per chi ha operato e continuerà ad operare raccogliendo scommesse illegali, che inevitabilmente si troverà a disposizione un terreno così fertile pur non avendo mai pubblicizzato il proprio marchio, una “ancor più completa” offerta illegale di gioco, basata su una matematica non certificata, puntate prive di limiti, totale mancanza di garanzie nei confronti dei giocatori. Il giocatore “sano” che su un portale autorizzato si ritrova a scommettere con moderazione (grazie ai limiti imposti da ADM) non fa sicuramente del male a se stesso, ne tanto meno ai suoi cari, a differenza, invece, di quei giocatori che, privati degli adeguati canali di conoscenza, utilizzeranno portali ILLEGALI continuando a scommettere senza alcun limite, con ciò arrecando nocumento inestimabile a se stessi ed alle loro famiglie. Non ci si può che chiedere chi si assumerà la responsabilità per aver commesso un errore così grave che gli addetti ai lavori hanno già più volte evidenziato.
E quanti sono convinti che grazie a questo decreto il gioco illegale diminuirà nel nostro paese? “Da addetto ai lavori – conclude Vullo – ritengo che sarebbe troppo facile scommetterci sopra, quello che più mi spiace e che tali scelte errate avranno conseguenze inevitabili su tutti quei giocatori che invece avrebbero dovuto essere tutelati e ancor più mi duole che l’opinione pubblica non abbia compreso la differenza tra gioco Legale e gioco illegale e si limiti a puntare solamente il dito dimenticando soprattutto i diritti di tutte quelle famiglie che lavorano con onestà nel mondo delle scommesse disciplinato dalle regole imposte dallo Stato”. es/AGIMEG

Kogem di Salvatore Vullo

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